
L’uomo ha imparato ad adattarsi all’ambiente che lo circonda, ma l’ambiente evolve costantemente e rende questo processo sempre più complesso e inaccessibile.
Il tempo di evoluzione è sempre più breve e quando ne restiamo colpiti ci sentiamo traditi, instabili, sballottati e, senza neppure rendercene conto, ci ritroviamo lontani dal punto di partenza. Spinti dalla forza delle onde della vita in tempesta, ci sentiamo incapaci di scegliere la direzione che abbiamo creduto fino a quel momento essere quella giusta: siamo troppo impegnati a non annegare e a non farci buttare giù da questo mare di intemperie emotive ed emozionali.
Più coriacei diventiamo verso ciò che ci sta attorno tanto più lo diventiamo verso noi stessi e in un attimo ci si trasforma in un sasso trasportato senza direzione e abbandonato sul fondo non appena la tempesta si placa. Tutto ci può destabilizzare, cambiere casa, ricevere una lettera da un amico lontano, trovare l’amore, perdere il lavoro, talvolta anche stare seduti sul divano a guardare le ore passare cercando un po’ di pace.
Significa allora che lasciarsi scalfire è il modo migliore di adattarsi? Accettare di essere trasportati guardando la boa delle nostre aspettative allontanarsi e, una volta calmate le acque, rivalutare le distanze e nuotare verso una nuova boa, più vicina?
Andar per mare non è mai stato facile né per gli uomini né per i sassi, ma questi ultimi per mancanza di aspettative e aspirazioni sono in grado di aggregarsi gli uni agli altri ovunque vengano lasciati. Si dimenticano presto della tempesta e ricreano una spiaggia solo stando vicini tra loro.
Allora forse è più utile focalizzarci alla ricerca del nostro equilibrio interiore che, come l’ago di una bussola, saprà farci nuotare sempre nella giusta direzione, ovunque le onde ci trasporteranno.
Foto e articolo di Veronica Bernardi